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Articolo: Ai, rivoluzione nella moda da 250 miliardi

Ai, rivoluzione nella moda da 250 miliardi

Ai, rivoluzione nella moda da 250 miliardi

Articolo scritto da: Alice Merli

È il valore dei profitti che l’innovazione tecnologica potrà portare al settore entro cinque anni secondo McKinsey & co. Per Deloitte la quota di aziende che la adotterà crescerà dal 38% al 47%, mentre  in Italia il mercato sfiorerà i 700 milioni nel 2025. Sale la richiesta di data scientist ed esperti di ux.

 

La rivoluzione dell’intelligenza artificiale corre a braccetto con il fashion. Nei prossimi 3-5 anni potrebbe aggiungere fino a 275 miliardi di dollari (pari a 246,2 miliardi di euro al cambio di ieri) di profitti operativi ai settori abbigliamento, moda e lusso. È quanto emerso dalla ricerca «Generative Ai: unlocking the future of fashion» di McKinsey & company. Inoltre, secondo il report «The state of fashion 2024» della società di consulenza, i finanziamenti azionari per le start-up creative focalizzate sull’Ai sono saliti alle stelle nel 2023, raggiungendo i 14,1 miliardi di dollari (12,6 miliardi di euro) solo nella prima metà dell’anno.

«L’Ai generativa offre un potenziale significativo per conseguire valore lungo l’intera filiera della moda e del lusso. Partendo dalla fase di design dei prodotti, i cicli di innovazione possono essere accelerati, con tempistiche per la creazione fino al 60% più veloci. Questa tecnologia permetterebbe di diminuire del 20-30% i tempi di consegna e di ottenere un boost delle vendite del 5-10%», ha spiegato Gemma D’Auria, senior partner McKinsey & company.

«Oppure di ridurre del 10-15% i costi di distribuzione con un aumento del 5-10% della produttività del negozio o ancora nell’ambito della customer experience, è stimata attorno al 30-50% la crescita potenziale dei ricavi omnichannel. Infine, nella gestione della supply chain si arriverebbe a una diminuzione del 10-15% dei costi di inventario e del 5-10% di quelli di produzione». D’Auria evidenzia la crescente richiesta di professionisti specializzati in Ai nelle aree di customer insight ed experience ma anche che la presenza del capitale umano riveste un ruolo cruciale per il successo aziendale.

Della stessa idea è Ida Palombella, global fashion and luxury industry co-leader di Deloitte. «L’area del capitale umano deve acquisire le giuste competenze per utilizzare l’Ai in modo efficace. È poi fondamentale che i dipendenti comprendano l’impatto di questa innovazione sulle loro mansioni e dinamiche aziendali». Mano ai dati, secondo il report di Deloitte «Oltre l’artificiale: il futuro dell’intelligenza», oggi sono quasi quattro aziende su dieci, per l’esattezza il 38% di esse, a usare in modo esteso le tecnologie di intelligenza artificiale. E tra tre anni questa quota potrà salire al 47%.

In Italia il mercato in esame ha raggiunto un volume di 422 milioni di euro nel 2022 e si prevede un ulteriore aumento a 700 milioni entro il 2025. «Soprattutto negli ultimi anni il settore del lusso è stato uno di quelli che più ha sperimentato con la tecnologia e la digitalizzazione. Molte aziende hanno già incluso l’Ai nelle proprie strategie di marketing, customer experience e clienteling», ha continuato Palombella.

«Esso sta aprendo le proprie porte anche a professionisti che provengono da contesti molto diversi, in particolare con formazione Stem-Science, technology, engineering and mathematics. Basti pensare a ruoli come quelli dei data scientist specializzati nell’analisi dei modelli di acquisto e di consumo, degli ingegneri del software che sviluppano algoritmi per la personalizzazione dei prodotti, dei ricercatori specializzati in computer vision per l’analisi delle tendenze di moda o degli esperti di ux (user experience) che integrano l’Ai nei processi di design e di e-commerce». Concludendo: «I grandi gruppi sono naturalmente più avanti nell’impiego dell’Ai. Sicuramente è la tecnologia del futuro e sarà inevitabile anche per le pmi adottarne l’uso». (riproduzione riservata).

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